Fin da bambino, Markos Delphi ha dimostrato una curiosità insaziabile. Dopo aver appreso ogni nozione possibile dalle conoscenze terrene, ha rivolto lo sguardo all’occulto, deciso a svelare i segreti dei piani di esistenza. Cresciuto in una famiglia di studiosi, desiderava una scoperta che innalzasse la sua fama e quella dei Delphi.
Questa sete di sapere si trasformò presto in ossessione: isolato con altri ricercatori nella remota Villa Delphi, Markos utilizzò la magia astrologica per contattare altre realtà. Una voce rispose: Krokulmar, entità del Reame Remoto, che propose un patto in cambio di influenza sul Piano Materiale. Convinto delle sue buone intenzioni, Markos accettò.
La corruzione fu immediata: Krokulmar prese possesso della sua mente e lo spinse a usare un tomo proibito, il Codice celestiale, per aprire un varco e far giungere una parte di sé nel mondo. Il precedente gruppo inviato a fermarlo cadde vittima degli orrori della villa; ora tocca a nuovi agenti impedire il compimento del rituale e, forse, liberare Markos dal dominio dell’entità.
«Salve, agenti. Vasil Talistrome, un sapiente che lavora con il Caveau Aureo, ha denunciato il furto del Codice Celestiale. Questo libro contiene rituali che, nelle mani sbagliate, potrebbero essere usati per evocare pericolose entità extraplanari. Il libro è stato rubato da un nobile di nome Markos Delphi, che potrebbe essere sotto l'influenza di qualche entità occulta.
Quattro avventurieri assoldati per recuperare il libro da Villa Delphi sono scomparsi senza lasciare traccia. Abbiamo buone ragioni per credere che siano morti.
Se deciderete di intraprendere questa missione, dovrete raggiungere Villa Delphi e ritrovare il Codice Celestiale. Vi auguro di cavarvela meglio dell'ultimo gruppo. Buona fortuna, agenti.»
La chiave aveva scandito l’incarico: il Codice Celestiale era nelle mani di Markos Delphi, e bisognava recuperarlo.
La villa, isolata nel cuore di un bosco soffocato dalla nebbia, si staglia davanti agli agenti del Caveau Aureo come un relitto dimenticato. L’aria è immobile, e un silenzio innaturale sembra avvolgere tutto.
La porta principale si apre con un lamento di cardini. Appena entrati, l’odore di legno marcio e umidità si mescola a un’altra nota, dolciastra e metallica, che non appartiene a nessuna casa viva.
Nel salone, un maestoso cervo impagliato osserva l’ingresso dall’alto del suo trofeo. Ma quando Thok gli passa accanto, la testa si anima: il mimic spalanca la bocca tra le corna, lingua viscida pronta ad avvolgere chiunque sia a portata.
Il combattimento è breve ma teso, e l’illusione di normalità della villa si infrange.
Nelle sale successive, le ombre sembrano muoversi con troppa indipendenza. Un rumore secco e ritmico li conduce a un corridoio, dove artigli striscianti si trascinano senza corpo, grattando sul pavimento come se stessero scavando.
Poco oltre, in un locale invaso dall’umidità, una vasca è rigonfia d’acqua stagnante. Al minimo movimento, da essa emergono girini di slaad, pulsanti e deformi, che schizzano verso gli stivali dei presenti.
Gli agenti riescono a liberarsi delle minacce, ma un gelo sottile li attraversa: la villa è viva di presenze e fenomeni che non dovrebbero esistere.
Saltando il primo piano, salgono direttamente al secondo. Nei corridoi polverosi incontrano Zala Morphus, figura enigmatica che non sembra ostile. Vuole una mappa della costellazione del Grande Serpente custodita nella stanza delle carte celesti, promettendo in cambio di rivelare un segreto.
Durante la ricerca, incrociano Esquire, ex maggiordomo di Markos, ora una figura dalle mani uncinate e mente spezzata. In un momento di lucidità, concede frammenti di informazione, parlando di porte segrete e cantine proibite.
Nella stanza delle carte celesti, il fantasma dell’erudito Farenhel vaga inquieto, scrutando mappe e cieli che non esistono più. Lamaca lo distrae con un elaborato inganno intellettuale, mentre il gruppo sottrae la mappa. Zala, mantenendo la parola, svela: «La porta segreta in cantina… parola d’ordine: farrl’v hrac».
Un sussurro indefinibile, come un coro di voci sovrapposte, attraversa i corridoi.
Tornati al pian terreno, la cucina cela l’accesso alla cantina. La parola d’ordine apre la porta segreta, rivelando un tempio occulto: una statua coperta di bocche e lingue, circondata da quattro cultisti incappucciati che li accolgono come se fossero novizi.
Nei depositi vicini, scoprono i corpi decapitati di Elra Lionheart e dei suoi compagni: uno manca all’appello. Le pareti sembrano pulsare come se respirassero.
Una scala a chiocciola scende ancora, fino a una caverna illuminata da quattro cristalli viola che pulsano a ritmo con un canto inquietante.
Al centro di un cerchio runico, Markos Delphi declama passi del Codice Celestiale, mentre una creatura-lumaca, ricoperta di occhi e bocche, si aggrappa al collo di un corpo decapitato, muovendolo come un burattino.
Anistirc, silenzioso, si avvicina al libro, mentre gli altri scatenano l’attacco. Ondate di pressione mentale li investono, visioni di un abisso sconfinato e sussurri che graffiano l’anima. La lotta è brutale, ma infine Markos cade, e il frammento di Krokulmar che alimentava il rituale viene distrutto.
Il corpo del giovane sopravvissuto viene caricato in spalla. Mentre risalgono, la villa è scossa da un sisma circoscritto: pavimenti che si spaccano, ombre nere che fuggono dalle crepe.
Appena varcano la soglia, il tremore si arresta. Alle loro spalle, la Villa Delphi resta immobile, come se nulla fosse accaduto.
Riepilogo
❌ Il Mistero di Melmoscura
✅ La Mossa Stigia
✅ Puntare alle Stelle