Fuori dalle mura annerite di Ghalasine, il destino di Faerûn si decide nel fragore delle armi. Da un lato, le schiere oscure convocate da Charmayne Oltregiorno e dai suoi alleati: la Gilda Mano Lesta di Luska, i cultisti di Krokulmar, l’esercito di cinerei, i demoni evocati da Sythian Skalderang, l’influenza dello Sfregio d’Onice e persino il famigerato Quentin Manolesta.
Dall’altro lato, giungono i rinforzi radunati dal Bastone Nero: il clan Spaccascure, i meccanismi gnomici guidati da Ignus Silex, i paladini di Sir Shamash, i Cognoscenti Esoterica di Adrisa Carimorte, le Dita Argentee di Samphith Barbadoro, e con loro Vajra stessa, Naevys Tharesso e Verity Kye.
Le armate si dispongono per lo scontro: il clangore delle armi risuona nella polvere, il vuoto sopra il castello pulsa, e il Caos di Krokulmar lacera la realtà, generando effetti imprevedibili sul campo di battaglia.
È l’inizio della Battaglia di Ghalasine, e mentre i campi diventano un mattatoio, gli agenti sanno che il loro compito non è restare: devono approfittare dello scontro per aprirsi un varco nel castello e fermare il rituale.
La piana davanti a Ghalasine è un mare di ombre e fuoco. Dal cielo si stacca una luce livida: il portale pulsante sopra il castello si allarga, come un cuore che batte a tempo con le marce da guerra. Le armate si schierano.
Le prime lame si incrociano, ma subito il Caos si manifesta. Un Occhio immenso, privo di palpebre, squarcia le nubi: l’Occhio di Krokulmar osserva il campo di battaglia, e ovunque posa lo sguardo le truppe tremano. Molti guerrieri, anche i più valorosi, cadono in ginocchio pregando divinità che non li ascoltano.
Il clan Spaccascure, guidato da Varrin, rompe le righe: i nani si gettano contro i sicari della Gilda Mano Lesta, un groviglio di acciaio e sangue. Le ombre dei pugnali contro gli scudi runici: colpi bassi, lame avvelenate e colpi d’ascia che spaccano crani. Alla fine, il clangore delle accette naniche ha la meglio: Luska cade fra le fiamme, e la sua gilda è spezzata. I nani, benché feriti, avanzano verso il castello.
Dall’altro lato della città, le voci gutturali dei cultisti di Krokulmar riempiono l’aria di inni al Caos. Gli occhi dei fanatici brillano di un vuoto nero mentre catene d’energia squarciano l’aria. A opporsi a loro c’è il contingente dei paladini della famiglia Delphi, guidati da Sir Shamash.
La lotta è spietata: la luce dei giuramenti contro il nulla divorante. Un istante di speranza si accende quando un Faro di Selûne squarcia le nubi: un raggio lunare avvolge i paladini, i quali serrano le fila e, con un’ultima carica, abbattono i cultisti. Ma il prezzo è terribile: con la morte dei fanatici, il Lamento dei Caduti richiama le loro anime che trascinano con sé i vincitori. Sir Shamash e i suoi compagni vengono inghiottiti nel vuoto, lasciando il campo coperto solo di armature vuote.
Gli svirfneblin meccanizzati, armati delle macchine di Ignus Silex, si scontrano con l’esercito dei cinerei. Le fiamme dei propulsori fendono il buio, mentre le orde d’ombre avanzano come una marea senza volto. L’equilibrio pende in favore dei nemici, finché Naevys Tharesso non piomba in battaglia: la sua spada sacra taglia la cenere come vento di tempesta.
Per un momento il fronte regge, ma il Caos colpisce ancora: una Detonazione Abissale esplode alle spalle dei gnomi, spazzandone via decine. Ignus, coraggioso fino all’ultimo, guida un contrattacco ma viene travolto e abbattuto. L’urlo della sua morte fa vacillare le linee: Eroe Abbattuto – il morale cede, e molti degli svirfneblin cadono sotto la furia nemica.
Il terreno si squarcia, ed emerge l’Abominio di Melmoscura, colosso informe che spazza via tanto i cinerei quanto i gnomi superstiti. Naevys tenta di opporsi, ma viene sopraffatta. Solo cenere e rovina rimangono quando il mostro e Charmayne si dirigono verso il castello.
Sul fianco orientale, i Cognoscenti Esoterica, guidati da Adrisa Carimorte, affrontano Sythian Skalderang. Dal portale da lui evocato, sciami di demoni alati calano in picchiata sul campo. Gli studiosi non arretrano: rune incise nell’aria, cerchi di contenimento che esplodono in barriere incandescenti.
La battaglia sembra senza fine finché Adrisa non scatena il Sigillo della Dissoluzione: una mappa arcana che implode nel vuoto, risucchiando i demoni e lo stesso Sythian in un lampo di luce cremisi. Quando l’eco svanisce, non rimane nulla. I Cognoscenti hanno vinto, ma al prezzo della loro energia: esausti, barcollano verso il castello.
Nelle piazze annerite, le Dita Argentee di Barbadoro affrontano la loro nemesi: Nixylanna Vidorant e lo Sfregio d’Onice. Il duello fra i due ladri leggendari è elegante e crudele, un gioco di inganni, fumo e lame scintillanti.
Le strade si riempiono di sangue e acrobazie disperate, finché il Caos cala ancora: Illusione del Trionfo. Barbadoro e i suoi credono di avere il sopravvento, ma è solo un inganno. Vidorant sfrutta l’errore: una lama nella gola, un pugnale nel cuore. Le Dita Argentee vengono spazzate via, e Vidorant, con lo sguardo trionfante, si dirige al castello per unirsi agli altri servitori di Krokulmar.
La piana è un cimitero fumante. I cadaveri si mescolano a meccanismi distrutti e macerie annerite. Poche fazioni restano in piedi: i nani di Varrin, i Cognoscenti, e gli agenti del Bastone Nero.
Il portale pulsa, inghiottendo stelle e luce. È tempo per gli eroi di compiere il loro dovere: infiltrarsi nel castello, raggiungere il cuore di Jhaeros e fermare il rituale, prima che il mondo sia perduto.