Famosa per la raffinata lavorazione del vetro, Ghalasine era una città prospera governata dal re Jhaeros Astolko, assistito dalle consigliere Regine LaVerne e Charmayne Oltregiorno, e protetto dalla capitana delle guardie Naevys Tharesso. Il regno era un esempio di giustizia e compassione, ma nell’ultimo anno Jhaeros divenne sempre più riservato e chiuso, interrompendo i commerci e isolando la città.
La causa era l’avidità di Charmayne, gelosa del carisma e della vitalità del re. Creò rituali per assorbire queste qualità, ma la magia alimentò solo la sua brama di potere. Spinta dall’ossessione, uccise Regine e pose Jhaeros sotto un controllo magico, mantenendolo in vita ma privandolo del suo cuore.
Naevys, ignara della vera causa ma sospettosa, consultò una gilda di maghi e scoprì la verità. Tentò di tornare in città, ma Charmayne aveva eretto una barriera magica che impediva a chiunque fosse nato a Ghalasine di entrare o uscire.
Per consolidare il suo dominio, Charmayne usò il cuore di Jhaeros come focus di un rituale distruttivo: una voragine sferica si aprì sopra Castel Cinis, riducendo Ghalasine in cenere e risucchiando le anime dei defunti. Se il rituale non verrà interrotto, la città e il suo popolo saranno perduti per sempre.
Solo rubando e portando via il cuore pulsante del re si potrà fermare l’incantatrice e ripristinare la città al suo antico splendore.
La quiete della locanda di Waterdeep viene spezzata quando Vajra Safahr, il Bastone Nero, si presenta agli agenti. Non più con il volto familiare di Meera, ma in tutta la sua autorità, la giovane Arcimaga spiega la verità: il tempo dei colpi isolati e delle missioni mirate è terminato.
“È giunta l’ora della battaglia finale.”
La sua voce è ferma, ma velata da un’ombra di preoccupazione. Li conduce in un cerchio di teletrasporto, dove un bagliore arcano li avvolge: destinazione Ghalasine, città un tempo prospera, ora divorata dalle ombre.
Lo scenario che si apre davanti a Khùm, Emy e Lamaca è spettrale. La città è avvolta da una cupola di fumo e ombre che pulsa come un cuore malato, impenetrabile alla vista e alla magia. Sopra il Castel Cinis, una sfera di vuoto ribolle nell’aria: ogni battito fa tremare il suolo, segno che il rituale di Charmayne Oltregiorno è quasi completo.
Ad attenderli c’è Naevys Tharesso, la capitana delle guardie, armatura ammaccata e sguardo duro. La sua voce trema solo un istante:
“Ogni ora che passa, altre anime vengono risucchiate nel vuoto. Se il cuore del re non viene liberato, Krokulmar troverà la via per Toril.”
I tre eroi si avvicinano alla barriera per esaminarla. È allora che accade l’imprevedibile:
Emy tocca l’ombra e la sua pelle si ricopre di segni argentei, falci di luna che pulsano di luce innaturale.
Lo scudo di Khùm si trasforma in un blocco di ferro nero, pesante come il peccato, inutilizzabile.
Lamaca, nel tentativo di forzare la barriera, indossa la maschera oscura recuperata tempo addietro: questa si fonde al suo volto e non può più essere rimossa.
Non c’è tempo per riflettere sul significato di questi mutamenti. Con l’aiuto di Vajra e Naevys, trovano un varco e si gettano nella città in rovina.
Ghalasine è un deserto di cenere e silenzio. Le strade sono piene di macerie, i muri anneriti da incendi mai spenti. Ombre di ciò che un tempo erano cittadini camminano senza scopo, risucchiate lentamente verso il cielo. L’aria sa di ferro e morte.
Il gruppo avanza di soppiatto: ogni passo riecheggia nel vuoto. Evitano accuratamente le pattuglie di cinerei, cadaveri animati dall’incantatrice, e soprattutto la torre di magia, dove lampeggiano bagliori arcani e una voce femminile intona litanie: Charmayne stessa.
Guidati dall’istinto, gli agenti si inoltrano fino alla camera del re. Qui, dietro un passaggio segreto, trovano una sala sigillata: il pavimento vibra, battiti sordi scandiscono il tempo. Il cuore di Jhaeros, ancora pulsante, è prigioniero lì.
Ma appena si avvicinano, una figura li investe con furia: un uomo in armatura, occhi vuoti, mosso da fili invisibili. È il re Jhaeros, trasformato in burattino senz’anima. La sua forza è disumana: un solo colpo basta a sbalzare Khùm e Lamaca contro il muro.
Non c’è tempo di riprendersi: il soffitto della sala si squarcia, e dal cielo cade una pioggia di meteoriti. Le pietre incandescenti si abbattono ovunque, riducendo colonne e pavimento in un inferno di fuoco e macerie.
In alto, sospesa nell’aria come una regina crudele, Charmayne Oltregiorno sorride, occhi fiammeggianti, mani levate in un gesto di dominio.
“Ogni vostro passo vi porta più vicini alla fine. Ghalasine vi sarà tomba.”
Un colpo più grande sta per schiantarsi sugli agenti, quando una figura avanza dal nulla: Vajra Safahr. Con un gesto disperato, apre un varco di teletrasporto che li avvolge prima che le macerie li seppelliscano.
Gli eroi svengono nella luce azzurra dell’incanto. Quando riaprono gli occhi, sono fuori dalle mura, la cupola fumosa è sparita, ma il vuoto sopra il castello pulsa più forte che mai.
Vajra li osserva con serietà:
“Il rituale è quasi completo. Se falliremo ora, Krokulmar entrerà nel nostro mondo.”
E così, con il respiro corto e il destino di Faerûn sulle spalle, inizia la vera battaglia.