Con la notte che avvolgeva il santuario, ogni minaccia era ormai stata neutralizzata. Eppure, un bagliore innaturale proveniente dall’altare attirò l’attenzione del gruppo. Quando lo toccarono, un antico potere di divinazione si risvegliò: i sacerdoti che un tempo officiavano a Savras avevano lasciato un’eco dei loro riti.
Un’immagine chiara si formò davanti agli occhi degli eroi: le montagne, e nel loro cuore la fortezza scelta da Criovenn come rifugio. La posizione del drago non era più un mistero.
Dopo una notte trascorsa al sicuro, il gruppo si rimise in viaggio, diretto alle miniere per un ultimo compito in sospeso.
Alla miniera, gli eroi si rivolsero alla banda del Baffo, un gruppo di topi mannari, informandoli che il santuario era ormai libero e che potevano tornare alla loro tana. Ma la verità venne subito a galla:
i topi non avevano mai avuto intenzione di abbandonare la miniera, e gli orchi erano solo un diversivo per guadagnare tempo.
Lo scontro fu inevitabile. I mannari e i loro alleati vennero annientati dalla furia degli eroi di Phandalin. La miniera fu ripulita e riconsegnata a Don-Jon Raskin, che ora poteva supervisionarla senza altre minacce.
Un’altra missione completata, e un nuovo motivo di orgoglio per i campioni della città.
Rientrati a Phandalin e sbrigate le consuete attività post-missione, giunsero nuove voci:
a ovest, lungo la costa, un faro spettrale attirava navi verso la rovina, lasciando relitti pieni di tesori.
Così la prossima destinazione divenne la Torre delle Tempeste.
Lungo la strada per il faro, un incontro surreale li attese: un granchio gigante parlante, che implorò aiuto per la sua padrona, l’elfa Miraal.
Nella vicina caverna, apparve lo spirito di Miraal, dalle mani e piedi palmati e con branchie al posto del collo: era morta per mano di un malvagio mezzorco, Moesko, che le aveva sottratto la sua conchiglia opalescente, focus magico del suo potere.
La banshee chiese aiuto: recuperare la conchiglia per permetterle di trovare finalmente pace.
Il granchio aveva avvertito gli eroi della presenza di un nido di arpie, ma non era l’unica minaccia: il vero pericolo era Moesko, un anacoreta mezzorco devoto a Talos. Individuato e ingaggiato, l’avversario cadde sotto i colpi rapidi e coordinati del gruppo.
La conchiglia venne restituita a Miraal, che finalmente poté dissolversi in pace, mentre la sua voce riecheggiava come un canto di gratitudine.
La salita verso la cima del faro rivelò l’orrore finale: la luce spettrale proveniva da un cuore pulsante e ingrandito magicamente, appartenuto a Moesko, sospeso a mezz’aria e carico di energia maligna.
Con determinazione, gli eroi distrussero quella fonte di potere corrotto, spegnendo per sempre il faro di morte.
Ma il pericolo non era del tutto terminato: le arpie attendevano ancora all’esterno, pronte a scagliarsi su chiunque osasse sfidare la loro furia.