La sconfitta di Moesko aveva permesso il recupero del focus arcano appartenuto allo spirito inquieto di Miraal. Restituito l’oggetto alla sua legittima proprietaria, la banshee mantenne la parola data:
finalmente, poteva riposare in pace.
L’amichevole granchio gigante, in segno di gratitudine, consegnò agli eroi un artefatto prodigioso recuperato dai relitti delle navi che giacevano lungo la costa, un dono che testimoniava l’importanza della loro impresa.
Era tempo di tornare a Phandalin: un’ultima, decisiva missione li attendeva.
Al loro rientro in città, gli eroi furono subito raggiunti da uno straniero misterioso, in cerca dei celebri salvatori di Phandalin. Raccontò di come i suoi compagni si fossero avventurati verso la fortezza del Picco Gugliaghiacciata nel tentativo disperato di affrontare Criovenn. Nessuno di loro era tornato.
Offrendosi come guida, lo straniero indicò la via per il rifugio del drago, ponendo così la premessa per la battaglia finale.
Il sentiero di montagna era una prova di resistenza estrema: vento sferzante e freddo pungente li accompagnarono fino alle porte della fortezza, ormai silenziosa, come se stesse trattenendo il respiro in attesa del loro arrivo.
L’esplorazione iniziale non rivelò alcuna minaccia: un silenzio innaturale gravava sul luogo, presagio di ciò che stava per accadere.
Alla cima della fortezza, il drago li attendeva. Criovenn, giovane ma feroce, aveva predisposto un’imboscata, cogliendo gli eroi di sorpresa.
La battaglia che seguì fu epica. Criovenn sfruttò ogni vantaggio: la posizione elevata, la furia del gelo del suo alito, la sua forza bruta. I primi momenti furono critici: il gruppo si trovò in seria difficoltà, costretto a lottare non solo contro il drago, ma anche contro il terreno stesso.
Ma i nostri eroi non esitarono un istante.
Elfeder, druida elfa, invocò la potenza della natura, creando barriere di ghiaccio contro ghiaccio.
Tiamantha, ranger gnoma, scoccò frecce infuse di magia, mirando ai punti deboli delle scaglie del drago.
Arcibaldo, ladro halfling, sfruttò la sua agilità per colpire dove Criovenn era meno protetto, aggirando la sua furia.
Colpo dopo colpo, ferita dopo ferita, la strategia vinse sulla furia. Con un ultimo, preciso affondo, il giovane drago bianco cadde al suolo, la sua vita spegnendosi in un ruggito che echeggiò tra le montagne.