Dopo un viaggio breve ma carico di aspettative, gli avventurieri giunsero alla città di frontiera di Phandalin, un crocevia di genti, commerci e segreti.
La prima tappa fu la locanda Collepietra, un rifugio caldo e accogliente dove il gruppo poté rifocillarsi. Tra una pinta di birra e qualche boccone, appresero delle razziate degli orchi che stavano sconvolgendo la regione, aumentando la tensione già palpabile nella cittadina.
Gli eroi erano un gruppo eterogeneo, ma già legati dal comune destino:
Elfeder, una druida elfa dal portamento elegante e dagli occhi attenti, in armonia con le forze della natura.
Arcibaldo, ladro halfling agile e scaltro, con mani veloci e un sorriso che raramente annunciava qualcosa di buono.
Tiamantha, ranger gnoma minuta ma dallo sguardo tagliente, arco e frecce sempre a portata di mano, temprata da una vita trascorsa ai margini della civiltà.
Spinti dalla necessità di capire meglio la situazione, decisero di dividersi: Tiamantha ed Elfeder si incamminarono verso la strada nordoccidentale, esplorando i percorsi che si snodano ai piedi delle montagne, mentre Arcibaldo fece una rapida visita alla Borsa dei Minatori prima di recarsi al Santuario della Fortuna, cercando informazioni e forse un presagio favorevole.
Alla loro riunione, il gruppo si diresse verso la Villa del Borgomastro: una vecchia costruzione che ospita la bacheca dei lavori, sempre fonte di avventure per chi è in cerca di fama o monete sonanti. Fu lì che lessero il loro primo incarico: avvertire i nani degli scavi archeologici del pericolo rappresentato da un drago bianco, e riportare notizie al borgomastro Harbin Wester per ottenere una ricompensa.
Gli scavi erano situati nelle rovine di un antico insediamento nanico, adagiato su un promontorio roccioso e scavato all’interno della montagna. Quelle sale abbandonate, un tempo dimora di nani devoti ad Abbathor, oscuro dio dell’avidità, emanavano un’aura inquietante.
Lì, gli eroi incontrarono Dazlyn e Norbus, due nani tanto diversi quanto inseparabili: il primo pragmatico e onesto, il secondo burbero e diffidente, ma entrambi legati da una complicità che ricordava una vecchia coppia sposata. Avvisati del drago, i due chiesero aiuto per liberare il sito da strane creature che infestavano il tempio sotterraneo, offrendo in cambio pietre rare di grande valore.
Guidati dai nani, il gruppo esplorò il tempio. Ombre si agitavano nei corridoi deserti, e l’odore di muffa e pietra antica gravava nell’aria. Fu Elfeder, spintasi più avanti degli altri, a essere colta di sorpresa da un’ameba paglierina, una massa informe e acida che la travolse, abbattendola in un istante. Il resto del gruppo accorse rapidamente, ingaggiando la creatura in un breve ma violento scontro. Con un ultimo, disperato colpo, la mostruosità venne ridotta a una pozza informe, e la compagna fu salvata per un soffio.
Mentre si preparavano a lasciare il sito, un gruppo di orchi erranti, probabilmente in cerca di un nuovo rifugio, irruppe nelle rovine.
La battaglia scoppiò improvvisa e brutale: gli orchi caricarono con furia selvaggia, ma gli eroi, spalleggiati dai due nani, opposero una difesa decisa. Le frecce degli avventurieri colpirono con precisione letale, spezzando l’avanzata nemica.
Eppure, la vittoria non fu senza prezzo. Norbus, travolto dalla forza brutale di un avversario, cadde mortalmente ferito. Le sue ultime parole furono un lamento spezzato, mentre Dazlyn lo stringeva tra le braccia, impotente e straziato dal dolore.
Con il cuore appesantito dalla perdita, il gruppo recuperò la salma e fece ritorno a Phandalin prima del calar della notte. Alla locanda Collepietra, un pasto caldo e un giaciglio offrirono poco conforto: la prima giornata della loro avventura si era conclusa con il sapore amaro del sacrificio.