Molto prima che i culti elementali gettassero la loro ombra sulla valle, le Colline Sumber custodivano una delle più grandi realizzazioni della stirpe nanica. Qui, nel cuore della roccia, si estendevano miniere, cittadelle e gallerie scolpite con maestria, un vero reticolo sotterraneo che collegava la regione da un capo all’altro.
Le cronache parlano di Besilmer, un antico regno nanico sorto sotto la guida del re Torhild Flametongue. Egli fondò la città di Tyar-Besil, concepita non solo come roccaforte ma come faro di civiltà, un luogo in cui i nani potevano commerciare e convivere con le altre razze. I corridoi erano ornati da bassorilievi, sale delle udienze, templi dedicati alle divinità della montagna e della forgia.
Ma la gloria di Besilmer fu effimera. Le orde di giganti, orchi e mostri provenienti dal nord e dalle montagne vicine si abbatterono sul regno. Nonostante mura e armi, i nani furono sopraffatti. Tyar-Besil cadde e venne dimenticata, inghiottita dall’oscurità e dall’oblio. Della civiltà di Besilmer rimasero solo rovine, racconti e un reticolo di passaggi sotterranei che ancora serpeggia sotto le Colline Sumber.
La mattina successiva al ritorno a Red Larch, il gruppo ha trovato la comunità intenta a leccarsi le ferite dopo l’attacco della notte. Ma un nuovo segno inquietante è emerso: alla base del Santuario di Tutte le Fedi si era aperta una frattura, come se la terra stessa fosse stata ferita. I personaggi hanno cercato i sacerdoti Imdarr e Lymmura per un confronto, ma i due erano assenti. L’inquietudine è cresciuta e la decisione è stata presa: scendere ancora una volta nella dolina che tempo addietro aveva già rivelato passaggi segreti.
Nel silenzio greve delle profondità, hanno scoperto che un smottamento sotterraneo aveva creato una nuova falla. Nulla di minaccioso, almeno all’apparenza, ma la terra sembrava instabile. Avanzando lungo i cunicoli, hanno raggiunto un tunnel familiare: quello che conduce alla cava di pietra del villaggio. Una via di risalita sembrava a portata di mano, finché un brontolio sordo non ha scosso l’aria. Rumori di passi concitati, il fragore di ossa che urtano contro la pietra… qualcosa stava correndo verso di loro.
Dal tunnel che conduceva verso la cava di pietra, rombi e bagliori hanno annunciato l’arrivo dei nemici. Una dozzina di scheletri ardenti, armi sguainate e fuoco negli occhi vuoti, si è riversata contro di loro.
Ogni colpo inferto bruciava, ogni morte era un’esplosione di cenere e ossa incandescenti. Il combattimento ha messo alla prova i personaggi, che però non si sono piegati: uno dopo l’altro, i morti sono stati ricacciati nell’oscurità.
È stata Lymmura a ricomporre il quadro: investigando nei pressi del vecchio cimitero collassato, aveva trovato candele consumate, simboli rituali e segni di magia corrotta.
Un rituale del Culto del Fuoco aveva tentato di richiamare i morti in massa, ma lo smottamento aveva fatto crollare parte del terreno, liberando solo una parte delle creature. Un piano oscuro, rallentato dal caso e dalla pietra.
Esplorando oltre lo smottamento, i personaggi hanno trovato una porta di pietra priva di serratura, sbarrata solo da un enigma inciso. Superata la prova, hanno varcato la soglia ed esplorato corridoi e sale di fattura nanica, ornati da bassorilievi consumati dal tempo.
Quel luogo parlava di un’epoca lontana, di un popolo che aveva plasmato la montagna come fosse argilla.
Nel cuore del complesso, li attendeva Banduril Giustoferro, spirito di un ingegnere di Besilmer. Non un nemico, ma un guardiano della memoria.
Ascoltando le parole dei personaggi, ha compreso la gravità della minaccia e ha offerto la sua conoscenza: mappe, segreti e alleanza.
Da quel momento, quelle sale naniche non sarebbero più state un sepolcro, ma un rifugio sicuro, base di partenza per la guerra contro i culti elementali.