Dopo una notte di riposo al Fendente di Spada, i nostri eroi incontrano il Conestabile Harburk, figura imponente che in questo remoto angolo della Valle del Dessarin ricopre insieme i ruoli di sceriffo, giudice e macellaio. La locandiera Kaylessa Irkell, visibilmente turbata, li mette al corrente di strane voci: una giovane, Pell Mhandyvver, avrebbe visto un fantasma nei pressi di una tomba antica.
Harburk conferma, indicando vari luoghi dove eventi misteriosi hanno recentemente turbato la comunità. Ma l’eco della parola fantasma sembra insinuarsi nel gruppo come un seme di curiosità e inquietudine.
Guidati dalle indicazioni, i personaggi raggiungono una collina solitaria. Tra rampicanti e rovi, si apre una fessura buia che conduce a una porta di pietra socchiusa. Antiche incisioni, ormai consumate dal tempo, tradiscono un nome perduto: qui riposa un nobile guerriero, dimenticato da secoli.
All’interno, il silenzio è denso, quasi palpabile. Poi, dalle ombre, una figura spettrale emerge, fluttuando con movimenti innaturali. L’aria si fa gelida, il respiro si condensa. Lo spirito, con voce cavernosa, intima loro di andarsene. L’eco della sua maledizione sembra vibrare nelle ossa.
La battaglia è breve ma feroce: ogni colpo sembra scalfire non carne, ma la sostanza stessa dell’aria. Alla fine, con un ultimo grido sovrumano, il fantasma svanisce, lasciando dietro di sé solo silenzio e polvere.
All’uscita, mentre la luce del giorno pare un sollievo, due figure armate balzano da dietro le rocce: banditi, forse attratti dalle voci di un tesoro nella tomba. La loro mossa è calcolata, ma l’odore di paura li tradisce. Lo scontro è rapido; il clangore delle armi rompe l’aria immobile.
Sconfitti gli assalitori, il gruppo li lascia alle spalle, portando con sé un dubbio sottile: cosa spingeva dei banditi a sorvegliare una tomba infestata? Era semplice avidità… o qualcosa di più oscuro?