Dopo il caos del mercato di Dyn Sing e le tensioni tra i mercanti, il viaggio dei personaggi riprende verso una regione apparentemente più tranquilla: Divinafflato, terra di colline cremisi, comunità rurali e canti dedicati alla memoria. Le strade che conducono a Promessa attraversano campi ampi e silenziosi, dove la terra sembra trattenere il fiato come in attesa di qualcosa.
Quando arrivano in città, trovano Promessa immersa nel Festival del Risveglio. Le case espongono strumenti musicali alle finestre, le famiglie condividono cibo e storie, e la Canzone del Risveglio vibra nell’aria come una promessa antica. Ma il clima cambia all’improvviso, come un colpo al cuore della festa.
Nel mezzo delle celebrazioni, un gruppo di contadini provenienti da Sonarrischio irrompe nella piazza, gli occhi velati da un riflesso cremisi. Gridano, attaccano, sembrano spinti da una forza che non appartiene loro. È in questo caos che i personaggi incontrano l’Araldo Tungsten Fierallerta, un giovane narratore sacro, la cui voce calma e ferma sembra quasi fermare l’aria. A lui si unisce zia Dellie, disperata per la scomparsa di sua figlioccia Kianna. Tutti i segni puntano verso la stessa direzione: Sonarrischio.
La strada si fa più stretta, il colore della terra cambia. Il Nastro, un tempo fertile, ora è segnato da aridità, crepe e fattorie deserte. Predatori affamati osservano da lontano: lupi magri, cervi irrequieti, uccelli dal volo disturbato. Tutto sembra reagire a una presenza invisibile che corrompe il paesaggio. Fierallerta ascolta il vento come se stesse leggendo un presagio.
Un boato improvviso annuncia il cedimento del terreno. Una dolina si apre sotto i piedi dei personaggi e li inghiotte in un vortice di polvere. Nel fondo, la terra si muove. Emergono artigli striscianti, mani non morte che cercano, afferrano, scavano verso qualcosa che giace più in basso. Eliminata l’ultima appendice macabra, resta la sensazione che quelle mani non tentassero di fuggire, ma di raggiungere qualcosa.
Risalendo il crinale, i personaggi trovano una cooperativa agricola composta da sette fattorie, tutte segnate da una grande X rossa sulle porte. Le finestre sono rotte, i campi abbandonati, la quiete è totale. Ogni casa racconta una storia di interruzione improvvisa: utensili lasciati a metà, sedie rovesciate, porte aperte dal vento. È chiaro che qualcuno ha portato via gli abitanti.
Solo una fattoria mostra tracce recenti: quella di Kianna.
Dentro, fogli e pannelli ricoprono le pareti: figure contorte, braccia ripetute, ombre troppo lunghe per essere reali. La firma è la sua. Un odore di muffa guida i personaggi verso la dispensa, dove una botola conduce a un tunnel scavato nella roccia. Le pareti sono graffiate come da dita umane.
Il tunnel si allarga in una caverna illuminata da lanterne tremolanti. I contadini scomparsi sono lì: alcuni privi di vita, altri seduti come gusci svuotati. Al centro, Kianna, con lo sguardo fisso nel vuoto. Dalle tenebre avanza il desalmatore, una creatura composta da decine di arti non morti, plasmata dal dolore e dal rimorso legati alla tragedia del lago Garbugliuncolo. Ogni suo movimento è un lamento. Ogni braccio, una memoria strappata.
La creatura riconosce Kianna. La cerca. La vuole per completare una storia rimasta incompiuta. Lo scontro che segue è feroce, quasi rituale, come se la creatura tentasse di imporre una nuova narrazione ai vivi. Quando il desalmatore cade, le sue membra si disperdono come foglie secche.
Kianna si risveglia tra le braccia dei personaggi. Non ricorda tutto: solo acqua scura, mani, un nome sussurrato. I contadini sopravvissuti emergono lentamente dal torpore. Fierallerta osserva la scena in silenzio, come chi comprende che ciò che è accaduto non resterà senza canto.
A Promessa, zia Dellie accoglie Kianna in lacrime. Il Festival del Risveglio continua, ma con un tono diverso: meno festa, più memoria. La Gazzetta di Promessa parla di “stranieri che hanno riportato la luce nelle terre cremisie”.
E quando i personaggi ripartono, sanno di aver salvato non solo una comunità, ma una storia che rischiava di marcire sotto terra.
Cultura e Società
Divinafflato è una cultura costruita sulla memoria: ogni famiglia custodisce canti, storie e genealogie che uniscono passato e presente. La Canzone del Risveglio è un rituale identitario che rinnova ogni anno il legame tra gli abitanti e le loro radici.
Economia
La regione vive di agricoltura e di lavoro comunitario. Il declino del Nastro ha impoverito le risorse, costringendo molte famiglie a lavorare nelle terre più instabili di Sonarrischio, dove la fertilità del terreno è compensata dal rischio costante di smottamenti e predatori.
Creature e Spirito del Luogo
Gli eventi traumatici lasciano cicatrici reali: la terra può generare spiriti inquieti, creature nate dalla colpa o dalla perdita. La fauna della regione riflette questa tensione, diventando più aggressiva nelle aree corrotte.
Feste e Tradizioni
Il Festival del Risveglio celebra la memoria collettiva attraverso musica, racconti e danze. Ogni anno vengono aggiunti nuovi versi alla Canzone del Risveglio, che cresce come un albero genealogico vivente.
Identità Locale
Gli abitanti di Divinafflato sono fieri, solidali e legati alla loro terra. Per loro ricordare non è solo un gesto affettivo, ma un dovere morale: ciò che viene dimenticato può tornare in forme pericolose, come hanno imparato con dolore.