Dopo Yeonido, la Cittadella Radiosa sembra trattenere il respiro.
Il sogno condiviso, le ombre, la resurrezione: tutto pesa sulle spalle dei personaggi come qualcosa che non li ha affatto lasciati andare.
Sholeh li chiama nel suo studio con espressione preoccupata.
«A Sensa si è verificato un incidente importante. Una miniera è crollata, ci sono dispersi e la situazione politica rischia di degenerare. Avremo bisogno di voi.»
La Gemma della Concordia scintilla. La luce diventa bianca.
E la realtà si spezza.
La piazza di Anisa li accoglie con un brusio inquieto. La notizia del crollo del Dedalo Aureo ha scosso l’intera città, e due giovani principi si stanno fronteggiando davanti alla folla.
Il primo è Simbon, erede locale, visibilmente a disagio, incapace di sostenere lo sguardo dei cittadini.
Il secondo è Kirina, principe di Niba, elegante, sicuro di sé e apertamente sostenuto dalla Gilda Aurea.
Le parole si fanno più accese quando una donna nana, corpulenta e sporca di polvere d’oro, si apre un varco con decisione. È Uzoma Baten, sovrintendente della miniera. Parla senza cerimonie: sette minatori sono intrappolati, un superstite è fuggito parlando di una creatura mostruosa e serve aiuto immediato.
I personaggi accettano.
I due principi insistono per unirsi alla spedizione.
Prima che possano muoversi, un’ombra scuote il vicolo. Scorpioni giganti irrompono nella piazza. Kirina si mette in mostra, Simbon tenta di resistere nonostante il panico, e il gruppo respinge l’attacco tra le acclamazioni dei cittadini.
Quando finalmente la piazza si quieta, Uzoma li conduce da Awa, l’unico sopravvissuto al crollo. Il ragazzo è ferito, coperto di polvere, e la voce gli trema mentre racconta la sua storia.
Era con la madre e i compagni di squadra quando le gallerie hanno iniziato a vibrare. Una bestia a otto zampe è apparsa dal buio, e la madre lo ha spinto via all’ultimo secondo. I compagni sono stati travolti.
La folla ascolta con orrore, e i PG capiscono che non è solo un incidente.
Il Dedalo Aureo incombe su di loro come un monumento antico e solenne. Statue dorate fiancheggiano il grande portale, mentre le macerie del crollo sono ancora sparse sul selciato.
Uzoma rimane all’esterno per coordinare i lavori, ma la spedizione di soccorso deve partire subito.
I personaggi entrano, seguiti da Kirina e da un Simbon che cerca di dimostrare qualcosa a se stesso ancora prima che agli altri.
Dentro, la miniera è un labirinto di gallerie ripide, ponti sospesi e travi che scricchiolano al minimo spostamento d’aria.
La squadra avanza tra corridoi incrinati e attrezzi abbandonati.
Il primo cadavere che incontrano non è morto per schiacciamento: il torace è stato lacerato da artigli affilati.
Dalla roccia arriva un suono metallico.
Una fessura si apre.
Un aurumvorax balza fuori, e altri lo seguono.
Il combattimento è feroce. Le bestie si aggrappano alle pareti, ai ponti, alle venature metalliche, attirate dal rame, dal ferro e dall’oro. Kirina combatte come un guerriero nato, esibendosi davanti alla folla immaginaria che vede sempre accanto a sé. Simbon lo imita, finendo più volte in difficoltà.
Quando l’ultimo aurumvorax crolla, una vibrazione percorre il terreno.
Sembra un respiro.
Poi un gemito.
Poi un rombo.
Il Dedalo sta cedendo.
La galleria trema. Le travi si piegano.
Il pavimento cede in più punti, e una valanga di detriti spegne ogni possibilità di fuga.
Simbon urla i loro nomi.
Kirina è sparito.
Una parete si stacca e diventa un’onda di pietra.
Tutto diventa polvere.
Poi buio.
Il buio evapora come fumo. La polvere si dissolve.
Il Dedalo Aureo scompare.
I personaggi sono nella Cittadella Radiosa.
Sono in piedi davanti a Sholeh, che continua la frase come se nulla fosse accaduto.
«…e per questo motivo abbiamo bisogno di voi ad Anisa.»
La visione è stata totale: un’anticipazione oscura, una premonizione condivisa.
La miniera non è ancora crollata.
Non è ancora successo nulla.
È il momento di partire sul serio.
Quando arrivano ad Anisa, la piazza è identica alla premonizione: la folla, il nervosismo, i due principi che discutono, Uzoma che li osserva da lontano. Ogni dettaglio coincide.
Questa volta i personaggi non seguono il flusso degli eventi. Non si lasciano trascinare nella miniera.
Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo contiene un significato diverso adesso che sanno come potrebbe finire.
Simbon appare fragile, ma non vile. Kirina è brillante, affascinante, ma troppo a suo agio nel caos. Gli scorpioni sono ancora un ricordo fresco nei vicoli.
I PG scelgono di cercare risposte fuori dal Dedalo Aureo.
Tornano al vicolo da cui, nella visione, erano arrivati gli scorpioni. Le pareti sono segnate da incisioni cancellate in fretta: rune di evocazione, disposte in cerchio, nascoste sotto il fumo e la polvere. Le linee sono segnate da una mano esperta, non da un dilettante.
Simbon osserva le rune come se le vedesse per la prima volta. È scosso, ma non distoglie lo sguardo.
Kirina, invece, passa accanto senza fermarsi. Dice che si tratta di “scarabocchi di qualche apprendista”.
Nessuno gli crede.
Le indagini portano i PG all’Accademia di Anisa, dove opera Kedjou, sommo sacerdote di Niba. L’uomo li accoglie con un sorriso impeccabile e un tono che sa di troppa sicurezza.
Parla di spirito di servizio, di armonia fra le città, di unità nell’impero. Le sue risposte sono perfette, forse troppo perfette.
Quando i PG menzionano le rune, un tremito impercettibile attraversa il suo volto.
Simbon lo nota.
Spinti dall’intuizione — e dalla premonizione — ottengono accesso ai suoi alloggi.
All’interno trovano pergamene di evocazione sperimentale, appunti su creature ritenute estinte e schemi rituali identici alle rune del vicolo. Alcune note fanno riferimento alla miniera: “ambiente perfetto”, “buio naturale”, “metallo come richiamo”.
È tutto ciò che serve per collegare Kirina e Kedjou.
I personaggi affrontano Kirina davanti a Uzoma. Simbon resta accanto a loro, visibilmente nervoso ma finalmente deciso.
Kirina tenta di ridere delle accuse. Le definisce fantasie, invenzioni, atti disperati di un erede debole. Ma quando i PG presentano gli appunti del sacerdote e le prove delle rune, la maschera crolla.
Kirina confessa con un tono gelido: ha ordinato a Kedjou di evocare gli scorpioni e gli aurumvorax per mettere la folla nel panico, farsi vedere come un eroe e dimostrare che Simbon è inadatto al ruolo di principe. Il crollo del Dedalo Aureo, se fosse avvenuto, avrebbe completato la sua ascesa agli occhi dell’Imperatrice.
La città ammutolisce.
Uzoma ordina l’arresto immediato di Kirina e Kedjou.
Simbon fa un passo avanti e parla alla folla con la voce più ferma della giornata. Difende Anisa, i minatori, e il lavoro che la sua gente rischia ogni giorno sotto terra. È la prima volta che sembra davvero un principe.
Il Dedalo Aureo non è crollato.
La vita di Awa non è stata sacrificata per una messinscena.
Gli scorpioni non torneranno.
La premonizione ha cambiato il corso degli eventi.
Simbon ringrazia i personaggi e affida loro due tesori della sua famiglia, un giaco d’adamantio e un anello che irradia un calore costante, simboli della sua gratitudine e del nuovo ruolo che ha deciso di assumere.
Quando i personaggi lasciano Anisa, una sensazione familiare li accompagna. Come a Yeonido, qualcuno — o qualcosa — sta mostrando loro futuri possibili, distorcendoli, intrecciandoli con il loro cammino.
La missione non è solo conclusa.
È iniziata una storia più grande.
Sensa è un impero che valorizza ordine, disciplina e merito. Le tre città-stato — Anisa, Niba e Tarikh — competono apertamente per il favore dell’Imperatrice Inaya, soprattutto attraverso il controllo delle miniere d’oro.
Cultura e Società
I sensani credono che il prestigio derivi dalle azioni, non dalle parole.
L’onore personale è fondamentale, soprattutto per le famiglie reali.
Le dispute politiche raramente degenerano in conflitto: vengono gestite con forme rituali e rispetto pubblico.
Economia
Il Dedalo Aureo è il fulcro dell’economia.
La Gilda Aurea gestisce minatori, ingegneri, restauratori e commercianti di metalli preziosi.
Il lavoro è rischioso ma ben pagato.
Creature e Pericoli
Gli aurumvorax, predatori sotterranei attratti dal metallo, sono i principali pericoli naturali nelle miniere.
Le strutture stesse del Dedalo, antiche e complesse, rappresentano una costante vulnerabilità.
Identità
Tre concetti definiscono Sensa:
Oro — ricchezza, stabilità, ambizione.
Successione — il futuro dell’impero, sempre in equilibrio.
Responsabilità — verso la propria città-stato e verso l’imperatrice.
Curiosità
I sensani tengono molto alla precisione linguistica: un’affermazione sbagliata può compromettere una carriera politica.
Le miniere sono orgoglio e timore insieme: nessuno le considera “sicure”, ma tutti le considerano “necessarie”.
Gli scorpioni giganti sono un problema frequente nelle regioni vicine a Tarikh.